Nel novembre 1945, il giovane scrittore inglese Arthur Charles Clarke (autore di 2001 Odissea nello Spazio) pubblicò un breve articolo, Extra Terrestrial Relays, che proponeva una tecnologia rivoluzionaria: il satellite artificiale per telecomunicazioni.Questo articolo segnò l’ingresso nell’Era spaziale e l’avvio di quel quarto di secolo nel quale si produsse una straordinaria quanto rivoluzionaria accelerazione scientifica e tecnologica. Nonostante l’articolo di Clarke fosse uscito su una rivista americana, il primo satellite artificiale (lo Sputnik) fu lanciato dall’Unione Sovietica. Era il 1957, ma fu sovietico,dieci anni dopo, nel febbraio 1966, anche il primo veicolo a toccare fisicamente il suolo lunare senza pilota: il Lunik 9. Nei pochi anni a seguire i due Paesi contendenti furono impegnati in una corsa affannosa per conquistare il primato, una gara contrassegnata dai volti degli astronauti (americani) e dei cosmonauti (sovietici): Alan Shepard e John Glenn da una parte,Yury Gagarin e Valentina Tereshkova dall’altra, ma anche dai volti di coloro che persero la vita in missione. Morirono nel gennaio 1967 gli astronauti Virgil “Gus” Grissom, Ed White e Roger Chaffee nell’incendio del volo di prova di Apollo 1 e l’anno stesso, nell’estate, il cosmonauta Vladimir Michajlovič Komarov durante la fase di rientro della navicella Soyuz 1. L'esplorazione spaziale fu però la base dell'enorme sviluppo della tecnologia satellitare. Una rivoluzione che ha contribuito pressoché ad azzerare tempi e distanze della comunicazione. Cinque anni prima dell’allunaggio, nel 1964, un satellite artificiale per telecomunicazioni (Syncom III) irradiava in tutto il Mondo le Olimpiadi di Tokyo in diretta. La ricerca spaziale spinse in maniera decisiva anche la tecnologia informatica verso quei traguardi di efficienza e portabilità che sarebbero stati raggiunti nei decenni successivi dai personal computer. All’epoca, un computer mainframe era un oggetto che occupava non una, ma più stanze. Per supportare le funzionalità di un veicolo spaziale, le cui dimensioni erano ridotte, ci volevano computer molto più piccoli, ma parimenti efficienti. E così nacque il computer installato a bordo dell’Apollo 11, che era grande meno di una scatola da scarpe. Vi corrispose evidentemente un’accelerazione anche nello sviluppo del software. Un cambio di prospettive radicale che forse è riuscito a incrinare sensibilmente quell'atavico substrato di credenze che da sempre ha posto in relazione fra loro le vicende dell'umanità con le "rivoluzioni" cosmiche della Luna (rt).
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